La 34enne veronese, proveniente dalle Zebre, è Performance Analyst della prima squadra.
Tra le novità dello staff tecnico del Valorugby Emilia quest’anno c’è anche l’ingaggio di Sara Squassabia, nuova performance analyst della prima squadra. 34 anni veronese, Squassabia ha giocato in serie A con il Riviera Venezia e il Verona prima di abbandonare il rugby giocato e dedicarsi, grazie anche agli studi in Scienze motorie, ai ruoli fuori campo: prima allenatrice (settore giovanile del Verona) e poi video analyst (Verona e Zebre). Con la franchigia parmense Squassabia ha maturato un’esperienza triennale in URC come assistant analyst e come analyst dell’Accademia e di diverse formazioni nazionali giovanili.
Ora una nuova pagina nella sua carriera, nel ruolo di performance analyst dei Diavoli. «Conosco da tempo Marcello Violi e Gigi Ferraro – spiega Squassabia – La scelta di venire al Valorugby è stata ponderata dopo aver parlato con loro, trovo qui un livello alto per proseguire la mia carriera. Porterò l’esperienza maturata in questi anni, anche a livello internazionale, in un club che, per come è strutturato, è ai vertici in Italia. Mi sto trovando molto bene, lo staff è di altissimo livello teso quotidianamente alla ricerca della perfezione e dei dettagli».
Quello di performance analyst è una figura professionale sempre più frequente nel mondo del rugby. «Il mio ruolo non è solo fare video di allenamenti e partite da cui ricavare statistiche, ma è analizzare la squadra e gli avversari per cercare di raggiungere la migliore performance possibile. Coadiuvare gli allenatori, con video e dati, per preparare la squadra con tattiche e strategie da mettere in atto con gli avversari. Dobbiamo essere super-connessi con lo staff e i giocatori, fare un lavoro sinergico con staff tecnico, staff medico, preparatori e gps. Per farlo ci serviamo di telecamere, droni e software dedicati come “Hudl”, utilizzato in tutto il mondo del rugby e in altri sport».
Sara Squassabia è anche l’unica donna nello staff tecnico: «Essere donna nel mondo dello sport non è facile. Sono stata una delle prime video analyst in Italia, da questo punto di vista una pioniera. Per quella che è la mia esperienza, posso dire che all’interno del gruppo squadra o staff non ho mai trovato nessun tipo di problema o pregiudizio. Semmai dall’esterno, quello sì, da parte di chi non vive le dinamiche di spogliatoio sono possibili critiche o discriminazioni: c’è ancora tanta strada da fare. Per quanto riguarda l’ambiente del Valorugby posso dire che fin dal primo momento in cui ho messo piede alla Canalina mi sono sentita coinvolta e valutata come professionista al di là di essere maschio o femmina. Questo per me è ciò che conta e fa la differenza».